Studio Venturin Elaborazione Dati

I compensi percepiti da un contribuente residente in Danimarca in esecuzione del rapporto di collaborazione coordinata e continuativa sono imponibili in via esclusiva in Danimarca, Stato di residenza del lavoratore, salva l'ipotesi in cui l'attività lavorativa sia stata svolta in Italia. Lo ha ricordato l’Agenzia delle Entrate con la risposta a interpello n. 271 del 2019. Qualora i compensi siano riferiti all’attività svolta nel nostro Paese e imponibili anche in Italia, il contribuente può attivare nel Paese di residenza gli strumenti volti ad eliminare la doppia imposizione.

Nel caso in cui il contribuente è soggetto fiscalmente residente nel nostro Paese per il periodo d’imposta 2018, sussistendo una delle tre condizioni previste dal TUIR, ossia l’iscrizione nelle anagrafi della popolazione residente per la maggior parte del periodo d’imposta, per quella annualità tutti i redditi percepiti, dovunque siano stati prodotti, devono essere dichiarati ai fini dell’imposizione in Italia. Lo ha ricordato l’Agenzia delle Entrate con la risposta a interpello n. 270 del 18 luglio 2019.

Via libera alla retrodatazione nel (precedente) mese di effettuazione (inteso secondo le regole IVA). Retrodatazione che non solo è possibile ma, a giudizio di ANC e Confimi, è raccomandabile per evitare disallineamenti fra i dati correttamente gestiti dai contribuenti ai fini delle LIPE e quelli che potrebbero diversamente essere interpretati dall’Agenzia delle Entrate se la fattura venisse datata (pur nel rispetto dei termini e del dettato normativo) nei primi giorni del mese successivo. La retrodatazione non va comunque operata laddove per l’operazione siano previsti termini speciali di emissione accompagnati anche dallo slittamento dell’esigibilità della relativa imposta (si pensi, ad esempio, alla fattura triangolare “super differita" oppure alle fatture emesse dalla sede centrale per le operazioni effettuate dalle filiali).

Il termine a partire dal quale diventano vincolanti le regole tecniche antiriciclaggio del CNDCEC slitta dal 23 luglio 2019 al 1° gennaio 2020. Lo ha reso noto il Consiglio nazionale con l’informativa n. 68/2019. Il CNDCEC, spiega il Presidente Miani, ha ritenuto non più congrua la scadenza originariamente fissata al 23 luglio: la prossima modifica della normativa antiriciclaggio, in esito al recepimento della V direttiva, rende necessario un ulteriore aggiornamento delle regole tecniche e, in particolare, delle Linee Guida, nonché la predisposizione di ulteriori strumenti per agevolare Ordini e iscritti nel corretto adempimento degli obblighi antiriciclaggio. Da qui la decisione di spostare al 1° gennaio 2020 il nuovo termine di applicazione delle regole tecniche.

Con riferimento agli ISA, il contribuente, se è sicuro della correttezza dei dati a sua disposizione, può modificare le informazioni presenti nell’archivio del Fisco. La coincidenza dei dati determinerà la “sterilizzazione” dello specifico indicatore di anomalia che non scatterà più a seguito della modifica effettuata. Il contribuente dovrà però porre estrema attenzione nel motivare le ragioni della rettifica. E’ uno dei chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate in occasione di un incontro organizzato dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili il 17 luglio 2019.

Soggetti economici, professionisti ed esperti possono inviare, tramite posta elettronica, osservazioni e suggerimenti sullo schema di provvedimento dell’Agenzia delle Entrate che dà attuazione al nuovo Patent box contenuto nel decreto Crescita. Lo schema di provvedimento, consultabile online sul sito dell’Amministrazione finanziaria fino al 24 luglio 2019, illustra le regole da seguire in caso di opzione per la determinazione diretta del reddito agevolabile, in alternativa alla procedura ordinaria ruling, specificando la documentazione che il contribuente deve predisporre per consentire la determinazione del reddito agevolabile.

I versamenti dei soci partecipanti ad una fondazione commerciale, al pari di quelli effettuati dai Soci Fondatori, rilevano quali elementi costituitivi del patrimonio della Fondazione e, come tali, non sono assimilabili ad un prodotto della sua attività avente rilevanza reddituale. Lo ha chiarito l’Agenzia delle Entrate con la risposta a interpello n. 255 del 2019 con cui ha specificato come per questi apporti vi è l’irrilevanza reddituale, sancita dal TUIR, per cui non si considerano sopravvenienze attive i versamenti in denaro o in natura fatti a fondo perduto.