Studio Venturin Elaborazione Dati

L’ottimismo mostrato dall’Agenzia delle Entrate sull’andamento della fatturazione elettronica è purtroppo smentito dai dati diffusi dall’Agenzia stessa: si tratta, secondo l’Associazione Nazionale Commercialisti, di dati allarmanti. Sono ancora molti i soggetti che non stanno emettendo fatture elettroniche pur essendo tenuti all’adempimento di tale obbligo. La media degli invii è pari a circa 2 milioni di fatture al giorno, tuttavia la platea di soggetti tenuti ad emettere la fattura in formato elettronico è formata da oltre 4 milioni di contribuenti.

I soggetti che agiscono in nome e per conto delle associazioni non riconosciute sono chiamati a rispondere solidalmente con le stesse se, in forza del ruolo rivestito, abbiano diretto la complessiva gestione associativa nel periodo in cui sono sorti i debiti dei quali si chiede il pagamento. È a carico dell’Ufficio, che invochi la sussistenza dei presupposti di tale responsabilità, il relativo onere probatorio, che non si assolve con la sola dimostrazione della mera titolarità, in capo al contribuente, della rappresentanza dell’associazione. Questi i principi contenuti nell’ordinanza della Corte di Cassazione n. 1489, depositata il 21 gennaio 2019.

The 2019 Italian Budget Law introduces a new tax on the turnover from certain "digital services" implying a high degree of users' involvement in the generation of value. The tax applies at 3% and is due by Italian and non-Italian companies providing tax-relevant digital services to users located in Italy (both B2C and B2B). The Law leaves a high degree of uncertainty and demands more detailed implementing rules to a Ministerial Decree to be issued in the next four months.

Il nuovo regime fiscale per i forfetari solleva numerose questioni, anche di rango costituzionale, sia in ordine alla discriminazione operata nell’ambito della stessa categoria economica, sia su un piano più generale. Nell’attrarre a tassazione con imposta sostitutiva solo il reddito d’impresa delle persone fisiche, la forma impositiva determina un’ingiustificata disparità di trattamento tra l’imprenditore persona fisica e gli altri contribuenti (soci di società di persone o persone fisiche che conseguono altre categorie reddituali), con conseguente aggravio della pressione fiscale. La scelta operata dal legislatore finisce per privare l’ordinamento tributario di quella maggiore equità, certezza, stabilità e omogeneità di tassazione che la soppressa IRI aveva assicurato.