Creare una forma di tutela aggiuntiva per i lavoratori (e cittadini in genere) ad integrazione dei servizi messi a disposizione dal Sistema Sanitario Nazionale. E’ l’obiettivo della sanità complementare che oggi attende la propria disciplina, così come è avvenuto per la previdenza integrativa, dal 1993, con la “riforma Amato”. Possiamo, dunque, immaginare, per la sanità complementare, un ruolo orientato alla qualità della vita e alla universalità della tutela sanitaria, in una logica non di contrapposizione con il welfare pubblico ma di un suo completamento? E in una prospettiva di integrazione tra pubblico e privato che parta dalla necessità di soddisfare la crescente richiesta di protezione sociale?