Solo rievocando il leopardiano “Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passeggere”, pur con tutte le varianti del caso, si può intraprendere un rendiconto del 2018. Nell’anno che si chiude, non è accaduto nulla di buono sul piano fiscale. Nessuna delle tanto preannunciate riforme è venuta alla luce. Lo stato della giustizia tributaria è peggiorato ulteriormente. Da ultimo, è intervenuta quella che molti chiamano “pace fiscale”, altri invece “condono” (il termine giusto forse sarebbe “cimitero fiscale”…), in un desolante quadro di declino istituzionale. Come reagire a questo scenario? Con la forza della volontà, più che con quella della ragione, non ci si può sottrarre all’illusione, più che alla speranza, di un prossimo anno migliore. Quali dovranno essere i traguardi da perseguire?