Studio Venturin Elaborazione Dati

Le istruzioni di compilazione della dichiarazione IVA 2019 correggono un’incongruenza del quadro VL. La dichiarazione annuale, infatti, non potrà evidenziare un’eccedenza detraibile derivante, in tutto o in parte, dallo scomputo di versamenti periodici non eseguiti. Nel quadro VL della dichiarazione 2018 poteva essere portato in deduzione l’ammontare complessivo dell’imposta dovuta in base alle liquidazioni periodiche, ancorché in tutto o in parte non versata. Di conseguenza, poteva verificarsi che la dichiarazione presentasse un saldo a credito influenzato dallo scomputo di versamenti non effettuati. Nella compilazione della dichiarazione 2019, invece, i versamenti non effettuati non possono essere scomputati se ne consegue un credito.

Uno degli aspetti più complessi che può riguardare i professionisti deriva dalle conseguenze del passaggio dal regime ordinario al regime agevolato forfetario. È il caso ad esempio dell’emissione, nel mese di dicembre 2018, di una fattura nel regime ordinario, con compenso incassato nel corso del 2019. Mentre per l’indicazione dell’IVA non dovrebbero sorgere problemi, più complessa appare la questione riguardante la ritenuta d’acconto per la quale vanno effettuati una serie di adempimenti. Qual è il comportamento corretto che deve tenere il professionista?

Come si valuta una legge di Bilancio? Anche dai suoi rapporti con la legislazione esistente, in particolare con la precedente legge di Bilancio, dai quali si possono “registrare” soppressioni, sostituzioni e integrazioni di norme. Quali osservazioni fare per il 2019? L’IRI, soppressa, sarebbe stata un esperimento meritevole di una prova effettiva sul campo: è curioso che l’abbandono sia stato deciso in un contesto che ha moltiplicato le ipotesi di redditi sottratti alla progressività. L’imposta sulle transazioni digitali è, invece, stata completamente ridisegnata prima ancora che potesse andare in vigore: una sostituzione tecnica, non dovuta a ragioni politiche, nella quale si rinviene anche un segnale di continuità in linea con l’Unione europea. Ma l’integrazione che esprime il segnale di maggiore continuità deriva dal completamento della miniriforma dell’imposta di registro, che pone però un interrogativo: quale reazione adotterà la giurisprudenza di Cassazione?

La Commissione europea ha avviato il dibattito sulla fine dell’unanimità per le votazioni su temi fiscali: in sostanza, si tratta di archiviare il principio dell’unanimità - politicamente anacronistico, giuridicamente problematico ed economicamente controproducente - a favore di un semplice e più efficace voto a maggioranza da parte degli Stati membri nella definizione della politica fiscale dell'Unione. Si tratta di una rivoluzione non da poco. Su iniziative fiscali cruciali, infatti, l’unanimità spesso non può essere raggiunta, con ritardi molto costosi: ad oggi, le leggi fiscali sospese per assenza d’unanimità sono costate complessivamente 242 miliardi di euro in minor gettito per il bilancio dell’Unione.