Studio Venturin Elaborazione Dati

Assonime ha analizzato, all’interno della circolare del 10 ottobre 2018, n. 22, le questioni di carattere operativo e interpretativo su cui ad oggi permangono ancora diversi e importanti dubbi relativamente alla disciplina dei premi di risultato e al welfare aziendale. La legge di bilancio 2016 ha stabilito che, nell’ipotesi in cui ai lavoratori dipendenti siano corrisposti dei premi collegati ai risultati raggiunti, tali emolumenti vengono assoggettati a un’imposta, pari al dieci per cento, sostitutiva dell’Irpef nonché delle relative addizionali regionali e comunali.

Le clausole di salvaguardia IVA continuano a rappresentare una sorta di spaventevole mostro da scacciare immediatamente, che impedisce qualunque riflessione ponderata sulle conseguenze reali che un aumento dell’IVA avrebbe sull’economia e sulle eventuali azioni controbilancianti che potrebbero essere intraprese. Riflessione che dovrebbe partire dal fatto che le entrate per IVA coprono solo il 28,4% delle entrate tributarie complessive (2017), rispetto a un rapporto molto più bilanciato nei maggiori Paesi UE, nei quali l’IVA incide sul totale delle entrate tributarie per una quota che va dal 32,8% della Spagna al 51,5% della Francia. Una seconda riflessione dovrebbe riguardare i diversi effetti degli incrementi delle aliquote IVA sui consumi delle famiglie.

A detta del sottosegretario all’Economia Massimo Bitonci, le bozze del decreto fiscale in circolazione sono frutto del lavoro di funzionari del MEF, ma non hanno copertura politica. Perciò tutti i tentativi di dare un significato realistico ai testi divulgati sembrano destinati a sondare… la nebbia. Meglio allora fermarsi e cercare di cogliere alcuni spunti di riflessione dal contenuto della Nota di Aggiornamento al DEF in materia tributaria, per valorizzare in modo organico alcune asserzioni ivi contenute. La pace fiscale, ad esempio: nasce con l’obiettivo di consentire che l’attività di riscossione ordinaria riprenda con maggiore efficienza. Ma in merito tutto è ancora da definire e ci si muove su un terreno molto instabile.

Il decreto fiscale ripropone la rottamazione delle liti fiscali. In particolare, sono definibili in via agevolata le controversie che, alla data di entrata in vigore della norma, sono pendenti in ogni stato e grado di giudizio, compreso quello in Cassazione e anche a seguito di rinvio, oppure in pendenza del termine di impugnazione della sentenza o per la riassunzione della controversia. Peraltro, rispetto alla precedente versione, la nuova rottamazione presenta alcuni vantaggi: ad esempio, in caso di pronuncia non definitiva favorevole al contribuente, l’importo per definire la controversia viene ridotto. Inoltre, l’importo dovuto può essere pagato in forma rateale, in un numero massimo di rate più elevato.