Studio Venturin Elaborazione Dati

I cittadini di paesi terzi che esercitano un’attività lavorativa in diversi Stati membri dell’Unione europea per conto di un datore di lavoro stabilito nei Paesi Bassi, ma che non sono in possesso di un permesso di soggiorno sulla base del diritto dell’Unione o del diritto nazionale, non possono invocare il regolamento relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale. Un regolare permesso di soggiorno permetterebbe ai lavoratori di essere successivamente distaccati dai Paesi Bassi verso altri Stati membri in cui si esibiscono e pertanto beneficiare delle disposizioni del regolamento n. 883/2004. E’ questa la conclusione dell’Avvocato Generale della Corte di Giustizia Ue nella sentenza del 27 settembre 2018 nella causa n. C-477/17.

Il Garante per la privacy italiano e le altre Autorità europee, riunite a Bruxelles nel Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB), hanno approvato, nel corso della terza riunione plenaria, i pareri relativi alle liste dei trattamenti da sottoporre a “Valutazione d'impatto sulla protezione dei dati” (DPIA). Adottate anche le linee guida sull’“ambito di applicazione territoriale” (territorial scope).

E’ ancora in vigore l’incentivo di natura contributiva introdotto dalla riforma Fornero per l’assunzione di donne prive di impiego. Pur trattandosi di un forte sconto contributivo (riduzione del 50% dei contributi e dei premi a carico dell’azienda), l’incentivo non ha avuto grande diffusione, probabilmente a causa delle complesse modalità di accesso. In particolare, si richiede al datore di lavoro la verifica che l’assunzione agevolata realizzi un aumento del numero medio dei dipendenti in forza rispetto alla media occupazionale precedente l'assunzione. Operazione non sempre semplice.

Il contratto di appalto consente l’esternalizzazione di attività non “core business” dell’azienda. Per quanto sia legalmente previsto, nel corso degli anni è stato utilizzato anche in maniera impropria, generando false aspettative di riduzione del costo del lavoro e costituendo a volte un pericolo per il lavoratore e per l’impresa committente. Di conseguenza, è il caso di fare un check sulle verifiche che l’azienda deve effettuare per evidenziare eventuali carenze della ditta appaltatrice. Dette verifiche devono iniziare prima della stipula del contratto di appalto e proseguire per tutta la sua durata.

Il decreto Dignità ha innalzato il costo del lavoro per i contratti a tempo determinato, in particolar modo per i datori di lavoro che assumono per brevi periodi e poi procedono a uno o più rinnovi. Parallelamente il provvedimento incentiva la stabilizzazione del lavoro precario, estendendo la possibilità di recupero del contributo addizionale NASpI anche alle maggiorazioni introdotte dal 12 agosto 2018 e introducendo uno sgravio triennale per le stabilizzazioni operate a partire dal 2019. Ma quanto pagheranno in più le aziende con il decreto Dignità?