Fisco

In una operazione di fusione, laddove la società incorporante avesse già operato sui beni acquisiti in sede di fusione eventuali ammortamenti dedotti ai fini fiscali, il valore fiscale dei beni acquisiti deve essere oltre che al netto degli eventuali ammortamenti già dedotti ai fini fiscali dalle incorporate in esercizi precedenti, anche al netto degli ammortamenti già dedotti ai fini fiscali dalla stessa incorporante. Lo ha chiarito l’Agenzia delle Entrate con la risposta a interpello n. 47 del 10 febbraio 2020 con cui ha specificato che vi deve essere continuità di valori fiscali dei beni transitati dal soggetto incorporato al soggetto incorporante.

Nei corrispettivi giornalieri, se l’unica omissione riscontrabile per soggetti con volume di affari superiore a euro 400.000 sia la mancata trasmissione dei dati relativi ad operazioni effettuate nel primo semestre di vigenza del nuovo obbligo, la violazione può essere regolarizzata, senza che siano dovute sanzioni amministrative, tramite l’esecuzione dell’adempimento omesso, procedendo alla trasmissione dei dati non oltre la scadenza del termine del 30 aprile 2020 previsto per la presentazione della dichiarazione IVA relativa al periodo d’imposta 2019. Le sanzioni devono essere applicate solo in caso di trasmissione telematica dei corrispettivi riferita al secondo semestre del 2019 successiva al 30 aprile 2020 o omessa dopo tale data. Lo ha chiarito l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n. 6 del 10 febbraio 2020.

L’uomo non sarà mai completamente sostituibile. Questa affermazione è ancor più vera dopo le precisazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate in merito alle modalità di compilazione dei registri IVA, una volta che saranno messe a disposizione dei contribuenti le relative bozze precompilate. L’Amministrazione finanziaria ha chiarito che la compilazione dei registri non potrà essere completamente automatizzata. Pertanto, i contribuenti dovranno verificare le singole registrazioni e, nel caso, procedere alla loro modifica o integrazione. A tal fine, sarà necessario che i registri siano messi a disposizione con ampio anticipo.

A quattro anni di distanza dal D.Lgs. n. 158/2015, il legislatore è tornato a occuparsi del diritto penale tributario, realizzando con il decreto fiscale 2020 una riforma di ampia portata che consacra il diritto penale come protagonista nella lotta all’evasione fiscale. Se per certi versi la nuova riforma si pone in continuità con la precedente, per altri aspetti, invece, muta la direzione. Ecco allora che il diritto penale tributario - lungi, ormai da tempo, dall’intervenire esclusivamente in relazione alle condotte più gravi e dall’essere sussidiario all’apparato amministrativo di accertamento e riscossione dei tributi - ne diviene un vero e proprio sostituto.

Il regime forfetario deriva dal regime dei minimi, che aveva anche la finalità di far emergere il “doppio lavoro”. Proprio per questo potrebbe essere utile una “rivisitazione a regime” della disposizione che limita (già dal 2020) l’accesso al forfetario per chi nel 2019 ha conseguito un reddito da lavoro dipendente e assimilato superiore a 30.000 euro. Una rivisitazione per cui i contribuenti che intendono aderire e che nell’anno precedente non hanno superato la soglia applicherebbero l’aliquota del 5% per i primi 5 anni di attività, quindi il 15%; quelli che invece hanno superato il limite di 30.000 euro applicherebbero sempre l’aliquota del 15%. Questa soluzione avrebbe il pregio di contrastare (e non di spingere) l’evasione e, soprattutto, il sommerso lavorativo.

È disponibile in pubblica consultazione fino al 17 febbraio 2020 il nuovo schema di circolare sul Patent Box, come modificato a seguito del decreto Crescita. Al nuovo Patent Box possono accedere sia i contribuenti potenzialmente beneficiari del regime opzionale del Patent box sia coloro che abbiano già attivato la procedura. Inoltre, tra i destinatari del nuovo regime sono da includere anche coloro che abbiano concluso un accordo a seguito della procedura di Patent box ma non intendano rinnovare lo stesso alla scadenza.

L’Assemblea dei delegati della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza dei dottori commercialisti (CNPADC) ha approvato la delibera "che istituisce l'obbligo di iscrizione all'Ente per i tirocinanti che aprono una partita IVA per svolgere attività similari a quella professionale", grazie a una modifica dello Statuto per "ampliare la platea" degli associati. I tirocinanti potranno iscriversi alla Cassa versando una contribuzione soggettiva pari al 12 per cento.

ABI, ANCE, Assonime, Confindustria, e Confcommercio, Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confesercenti riunite in R.E TE. Imprese Italia, hanno trasmesso al Ministro dell’Economia e delle finanze Roberto Gualtieri una lettera per chiedere il differimento dell'entrata in vigore della norma, in vista di un ripensamento della nuova disciplina che addossa sulle imprese committenti una complessa procedura di controllo degli obblighi, a carico delle imprese appaltatrici, subappaltatrici e affidatarie, relativi al versamento delle ritenute sui redditi dei lavoratori impiegati nell'esecuzione dell'opera o del servizio affidato.

La nuova clausola di esclusione dall'applicazione del regime forfetario per il soggetto che abbia percepito redditi di lavoro dipendente o assimilati di importo lordo superiore a 30.000 euro nel periodo d'imposta precedente opera già dal periodo d’imposta 2020. La causa di esclusione di aver percepito più di 30.000 euro di redditi da lavoro dipendente e assimilati impone esclusivamente una verifica dell’eventuale superamento della soglia e ovviamente la fuoriuscita dal regime forfetario comporterà per il contribuente l’adozione del regime ordinario. Lo ha chiarito l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n. 7 dell’ 11 febbraio 2020.

Nel caso in cui la costruzione di edifici quali case di cura o strutture similari sia realizzata sulla base di un unico contratto di appalto con un corrispettivo unico forfettario, l'intera prestazione sarà in ogni caso soggetta all'aliquota IVA più elevata e ciò in virtù di un consolidato principio generale riguardante l'inscindibilità del contratto di appalto. Lo ha chiarito l’Agenzia delle Entrate con la risposta a interpello n. 49 dell’11 febbraio 2020 con cui ha specificato quando si applica l'aliquota IVA del 10 per cento.