Fisco

Gli eredi non possono chiudere la partita IVA del professionista defunto sino a quando non viene incassata l’ultima parcella: è quanto ha precisato l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n. 34/E del 2019. A fondamento di tale conclusione, viene richiamata la posizione delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che, però, porta a ritenere - esattamente al contrario - che la posizione IVA possa essere chiusa al termine dell’ultima prestazione professionale, con obbligo di riaprirla se, successivamente alla cessazione dell’attività, l’imposta sia diventata esigibile con l’incasso del compenso. Qual è il comportamento corretto da tenere?

In arrivo l’obbligo di ritenuta alla fonte sulle somme corrisposte ai dipendenti da parte dei datori di lavoro in regime forfettario. La novità potrebbe approdare al prossimo Consiglio dei Ministri, tra le misure previste per sostenere la ripresa economica: l’obiettivo è porre rimedio anche ad una criticità introdotta dalla legge di Bilancio 2019. Infatti, pur a fronte di un notevole allargamento della platea dei contribuenti forfetari, questi ancora non hanno alcun obbligo di effettuare le ritenute fiscali sulle retribuzioni dei dipendenti. Proprio la persistenza di tale esonero può generare problemi per l’effettuazione dei corretti adempimenti tributari complessivi.

Si applicano agli utili distribuiti dal periodo d’imposta successivo a quello in corso al 31 dicembre 2018 i nuovi criteri previsti dal decreto ATAD per individuare i Paesi black list, nel caso in cui non sussistono i requisiti per l’applicazione della disciplina CFC. La modifica introdotta dal decreto attuativo della direttiva ATAD relativamente ai requisiti per l’applicazione della CFC rule ha, infatti, reso necessario prevedere un’apposita disposizione che fissa criteri specifici per l’individuazione dei Paesi a fiscalità privilegiata: criteri fanno riferimento al livello di tassazione effettivo o a quello nominale, a seconda che la partecipazione sia o non sia di controllo.

Ai fini della definizione delle liti pendenti, nel caso in cui sia intervenuta una sentenza di Cassazione con rinvio, la controversia si considera pendente in primo grado. Lo ha specificato l’Agenzia delle Entrate con la risposta a interpello n. 84 del 2019. Ciò perché il giudizio di rinvio costituisce una fase nuova ed autonoma del giudizio diretto. Trattandosi di ricorso pendente iscritto nel primo grado, la controversia può essere definita con il pagamento del 90 per cento del valore della controversia.

Il credito di imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo è ammissibile per le spese svolte direttamente dal soggetto commissionario per attività in laboratori o strutture situati nel territorio dello Stato. Lo ha chiarito l’Agenzia delle Entrate con la risposta a interpello n. 83 del 2019 che ha specificato in quali casi sia possibile riconoscere il credito d’imposta anche ai soggetti residenti commissionari che eseguono attività di ricerca e sviluppo per conto di imprese residenti o localizzate in altri Stati membri dell’Unione europea.

Le verifiche periodiche per la corretta tenuta dell’Albo da parte degli Ordini Territoriali appaiono ancora insufficienti. Lo ha specificato il CNDCEC che ha evidenziato come le funzioni istituzionali relative alla corretta tenuta dell’Albo impongono agli Ordini di verificare periodicamente la permanenza dei requisiti in capo agli iscritti e di provvedere alle eventuali variazioni. Per tale ragione il Consiglio ha già da tempo messo a disposizione degli Ordini territoriali il Portale web per effettuare gratuitamente le ricerche sul Registro delle Imprese.

L’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (AIRC) occupa, anche per il 2017, il primo posto degli enti ammessi alla destinazione del 5 per mille sia tra gli enti impegnati nel settore della ricerca sanitaria sia tra quelli che operano nell’ambito della ricerca scientifica. Lo ha evidenziato l’Agenzia delle Entrate con la pubblicazione dei dati sulla destinazione del 5 per mille 2017. L’elenco degli ammessi comprende in totale 54.276 enti, di cui gli enti del volontariato sono circa 44.468.

La trasmissione da parte delle istituzioni finanziarie italiane delle comunicazioni ai fini del Common Reporting Standard (CRS) deve avvenire entro il 20 giugno 2019. Lo ha stabilito l’Agenzia delle Entrate con un provvedimento del 26 marzo 2019 con cui ha individuato il nuovo termine entro cui le istituzioni finanziarie italiane che sono tenute alla comunicazione trasmettono all’Agenzia delle entrate i dati su ciascuna persona oggetto di comunicazione e sul relativo conto oggetto di comunicazione, compresi quelli relativi a entità non finanziarie passive controllate da una o più persone oggetto di comunicazione.

La trasmissione da parte delle istituzioni finanziarie italiane delle comunicazioni FATCA deve avvenire entro il 20 giugno 2019. Lo ha stabilito l’Agenzia delle Entrate con un provvedimento del 26 marzo 2019 con cui ha individuato il nuovo termine entro cui le istituzioni finanziarie italiane che sono tenute alla comunicazione, “RIFI”, devono trasmettere all’Agenzia delle entrate per l’anno 2018 i dati sul titolare statunitense del conto e sul conto stesso, compresi gli importi dei pagamenti corrisposti a istituzioni finanziarie non partecipanti.

I contribuenti che presentano il modello 730/2019 sono tenuti a presentare anche il modello Redditi Persone fisiche 2019 se hanno percepito nel corso del 2018 alcune tipologie di reddito. In particolare, dovranno presentare il quadro RM del modello Redditi PF se hanno percepito nel 2018 redditi di capitale di fonte estera sui quali non siano state applicate le ritenute a titolo d’imposta, oppure per indicare i dati relativi alla rivalutazione del valore dei terreni operata nel 2018. Il quadro RT dovrà, invece, essere presentato per indicare i dati relativi alla rivalutazione del valore delle partecipazioni operata nel 2018. Mentre, i contribuenti che hanno detenuto investimenti all’estero o attività estere di natura finanziaria dovranno presentare il modulo RW.