Fisco

In tema di IVA non dovuta, la legge di Bilancio 2018 ha previsto una sanzione amministrativa, da 250 a 10.000 euro, per il cessionario/committente in caso di applicazione dell’imposta in misura superiore a quella effettiva, erroneamente assolta dal cedente/prestatore, fermo restando il diritto del medesimo cessionario/committente di detrarre l’IVA nella misura applicata. La nuova disciplina ha già suscitato commenti autorevoli sia della dottrina sia delle istituzioni. Manca ora l’intervento dell’Agenzia delle Entrate, atteso non solo dagli operatori ma anche dagli Uffici della stessa Agenzia che devono, poi, applicare concretamente il nuovo principio. Quali sono i temi sul tappeto?

La notizia è recente: la Russia ha stabilito due nuovi paradisi fiscali all’interno dei propri confini: uno sarà collocato su un’isola sul fiume Pregel, vicino alla città di Kaliningrad; l’altra sul Mar di Giappone, prospiciente la città di Vladivostok. In queste località, l’imponibile fiscale sarà equivalente allo 0% per gli imprenditori russi che riporteranno le sedi delle proprie aziende dai paradisi fiscali dove ora risultano registrate

Gli ultimi dati forniti dal Ministero dell’Economia e delle finanze sullo stato del contenzioso tributario nel secondo trimestre 2018 e, segnatamente, sull’andamento del processo telematico offrono lo spunto per alcune considerazioni su criticità che ancora “frenano” l’utilizzo della telematica nel contenzioso tributario. A leggere bene i dati, rispetto agli entusiastici comunicati, emerge infatti una scarsa propensione dei contribuenti (e degli enti impositori) ad avvalersi della modalità telematica, soprattutto nei giudizi di secondo grado. Quali sono i motivi che inducono a proseguire la lite in via cartacea?

Per ora, le certezze sulla pace fiscale, che potrebbe trovare spazio in un decreto ad hoc, riguardano la chiusura delle liti pendenti in ogni stato e grado, quindi davanti alle Commissioni tributarie e alla Corte di Cassazione. È inoltre possibile che si impedisca la definizione delle posizioni più rilevanti con la previsione di un tetto massimo pari a un milione di euro: l’idea sarebbe di impedire di fare pace con il Fisco ai soggetti di grandi dimensioni. La pace fiscale è però ancora tutta da scoprire in quanto restano ancora da sciogliere almeno due nodi: il primo riguarda l’estensione del provvedimento all’IVA, il secondo nodo è la “pace fiscale previdenziale”.

Con il documento di ricerca pubblicato il 26 settembre 2018, il CNDCEC e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti hanno fornito chiarimenti in merito alle novità previste in materia di antiriciclaggio a seguito dell’adozione della V Direttiva, il cui obiettivo è la lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. In particolare, è stata ampliata la platea di soggetti tenuti all’adempimento degli obblighi antiriciclaggio anche con riferimento all’attività di consulenza in materia fiscale, ai servizi di cambio e al commercio di opere d’arte.

La domanda di rimborso per credito IVA si considera presentata con lo specifico quadro contenuto nella dichiarazione annuale, senza necessità che sia inviato anche il modello VR. Quest’ultimo, infatti, costituisce solo un presupposto per l’esigibilità del credito. Lo ha precisato la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 22937 depositata il 26 settembre 2018. I giudici hanno anche evidenziato che, a seguito della tempestiva compilazione della dichiarazione IVA, per il rimborso si applica il termine decennale di prescrizione e non quello biennale di decadenza.

Alcune proposte di semplificazione sono state avanzate dai Consulenti del Lavoro con l’obiettivo di affrontare efficacemente l’epocale cambiamento dovuto alla transizione verso il sistema della fatturazione elettronica fra soggetti privati. L’obbligo generalizzato di emissione della fattura elettronica scatterà infatti il prossimo 1° gennaio 2019. La prima delle proposte riguarda l’eliminazione delle sanzioni per un primo periodo transitorio della durata di sei mesi. Lo ha messo in evidenza il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro tramite comunicato stampa del 26 settembre 2018.

Ai fini della fruibilità dell’agevolazione fiscale prevista a favore dei soggetti impatriati in possesso di laurea, è del tutto irrilevante il fatto che l’attività lavorativa svolta all’estero sia stata prestata con società appartenenti allo stesso gruppo. È sufficiente che siano autonomi i rapporti contrattuali con il gruppo multinazionale. Lo ha precisato l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n. 72/E del 26 settembre 2018.

Con il 30 settembre 2018 scade il termine per procedere alla presentazione delle istanze di rimborso IVA, che possono essere trasmesse dai soggetti stabiliti in Italia, per chiedere la restituzione dell’imposta assolta sugli acquisti/importazioni in altri Stati UE, nonché dai soggetti stabiliti in altri Stati UE o extra-UE con cui esistono accordi di reciprocità, per chiedere la restituzione dell’IVA assolta sugli acquisti/importazioni in Italia. Il termine, che quest’anno cade di domenica, è perentorio e non è prorogabile al successivo giorno lavorativo. Quali sono i presupposti per il rimborso? E come vengono gestite le istanze?

Un’alternativa alla vendita di carburante su strada è la procedura del netting, che prevede la stipula di un doppio contratto di somministrazione (tra società petrolifera, distributori e clienti) in virtù del quale, sui carburanti somministrati, i distributori stradali emettono fattura alla società petrolifera e la società petrolifera emette fattura nei confronti dei fruitori finali. Ora, l’anticipazione della fattura elettronica, per la filiera a monte dei distributori, e la relativa proroga, per l’acquisizione del carburante da parte di fruitori finali, concerne le sole cessioni di carburante, non i servizi. Diviene, quindi, rilevante stabilire se, ai fini IVA, la somministrazione al cliente finale derivante dal netting possa definirsi una cessione di beni ovvero una prestazione di servizi.