Fisco

Nuovi chiarimenti in relazione al credito d’imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo. Li ha forniti l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione del 22 giugno 2018, n. 46/E. Gli investimenti che concernono lo sviluppo di tecnologie d’avanguardia che consistono in tecnologie già disponibili e diffuse nei settori economici non possono essere considerati come investimenti in attività di ricerca e sviluppo in quanto non è soddisfatto il requisito della novità.

Qualora il carente versamento degli acconti Irpef per l’annualità d’imposta 2017 sia unicamente dovuto allo slittamento, al periodo d’imposta 2018, dell’entrata in vigore del regime opzionale dell’IRI, sull’ammontare dell’Irpef definitivamente dovuta non possono essere applicati sanzioni e interessi. Lo ha precisato l’Agenzia delle Entrate con la risoluzione del 22 giugno 2018, n. 47/E.

Ai fini dichiarativi, l’iper ammortamento si sostanzia in una variazione in diminuzione da rilevare in dichiarazione dei redditi, senza impatti di natura contabile. La variazione deve essere riportata nel quadro RF del modello Redditi 2018 Società di capitali, in particolare nel rigo RF55 - Altre variazioni in diminuzione, indicando il codice 55. Nello specifico, nel rigo RF55, tra le “Altre variazioni in diminuzione”, sono stati previsti nuovi codici per tenere conto della proroga delle disposizioni agevolative che riguardano il super ammortamento e l’iper ammortamento.

Neutro e privo di riferimenti agli effetti delle politiche economiche e fiscali (ancora non) programmate. Tale appare il DEF, che verrà riscritto in funzione del “contratto di governo” e di un cambiamento ancora tutto da immaginare. Ne è conferma la risoluzione di maggioranza approvata dal Parlamento: vaga ed indeterminata, salvo che per l’impegno a disinnescare la clausola di salvaguardia dell’aumento dell’IVA. Per un quadro più completo bisognerà aspettare settembre e la nota di aggiornamento al DEF, che il Ministro dell’Economia e delle Finanze si è già impegnato a rendere coerente con gli obblighi UE di contenimento del debito e del deficit. E sul versante tributario? Si attendono anche misure adeguate sulle presunzioni e sull’onere della prova, ora sbilanciati a favore del Fisco. Attendiamo...

I contribuenti che, entro il 15 maggio 2018, hanno presentato l’istanza di adesione alla rottamazione dei ruoli stanno ricevendo, da parte dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, le comunicazioni di accettazione della richiesta (con relativi importi dovuti) o di rifiuto della stessa. Tutto ciò avviene in un momento in cui si sente parlare di una futura definizione agevolata. C’è, quindi, il rischio che a qualcuno venga il dubbio se aderire o meno. Attenzione però: se il contribuente non paga la prima rata, non può più chiedere una nuova rateazione.

L’Agenzia delle entrate ha per la prima volta affrontato ufficialmente, nella risoluzione n. 35/E del 2018, la questione della qualificazione del reddito delle società tra professionisti, sancendone la natura di reddito d’impresa già affermata in due risposte ad interpello non pubblicate. Con riguardo alle società tra avvocati è stato confermato che producono, invece, reddito di lavoro autonomo quelle costituite ai sensi del D.Lgs. n. 96/2001.

Una reale nuova flat tax probabilmente nascerà solo per le imprese; per le persone fisiche, solo una “quasi” flat tax, dal 2020, con due scaglioni IRPEF e aliquote del 15% fino a 80.000 euro e 20% per i successivi redditi. La previsione ha scatenato un acceso dibattito tra sostenitori della proporzionalità e della progressività. In merito, la Costituzione richiede senz’altro una progressività del sistema tributario, ma non con livelli elevati di aliquote dal tenore confiscatorio. Un Paese liberale dovrebbe essere equo anche con i redditi elevati che, quando frutto di lavoro e pienamente meritati, è ingiusto colpire con aliquote proibitive: perché i ceti produttivi vanno premiati e non puniti e una ricchezza può essere distribuita solo se prima qualcuno viene motivato a produrla.

L’indagine UE sulla normativa fiscale britannica relativa alle controlled foreign companies potrebbe investire un numero di società senza precedenti. Secondo la Commissione europea, la normativa britannica sulle CFC determina una esenzione dall’imposta sulle società del Regno Unito per i profitti finanziari che provengono dalle società estere dello stesso gruppo. L’esenzione, di fatto, garantisce un vantaggio selettivo equivalente ad un aiuto di Stato. L’Unione europea potrebbe, quindi, costringere Londra a recuperare dalle società quanto ottenuto attraverso l'esenzione. Quale impatto potrebbe avere una eventuale bocciatura UE?

Da quest’anno la distribuzione dei dividendi che derivano da partecipazioni in società localizzate in Paesi black list fa i conti con il criterio di maturazione, e non con quello di cassa. Infatti, a seguito delle modifiche apportate dalla legge di Bilancio 2018, al fine di appurare se gli utili - sia quelli maturati ante 2015 e distribuiti nei periodi successivi, sia quelli maturati dopo il 2015 - debbano essere assoggettati a tassazione in forma integrale o meno, è necessario indagare se, nell’anno della loro maturazione, il Paese in cui è localizzata la società che li ha prodotti beneficiasse o meno di un regime di tassazione privilegiata.

Via libera dal Consiglio ECOFIN ad una proposta che prevede misure ad hoc per rafforzare la cooperazione amministrativa ed affrontare le principali tipologie di frode IVA transfrontaliera nella UE. Tra i principali obiettivi della proposta, vi è quello di elaborare e analizzare congiuntamente tutti i dati rilevanti all'interno di Eurofisc, migliorare il quadro operativo per i controlli coordinati tra Stati membri e sviluppare lo scambio di dati tra le amministrazioni fiscali degli Stati membri e le autorità di contrasto a livello UE. Per quanto riguarda le frodi che implicano il doppio regime IVA applicabile alle autovetture, la proposta migliora l’accesso ai dati di registrazione del veicolo.